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egyperces mondatok avagy frasi sparse e ritrovate

Egyperces mondatok azért, mert nincs sosem sok időm, terveim szerint pár szóban foglalok össze valamit a napokból. Frasi sparse azért, mert lehet hogy ezzel jó témát találok - Petrarca "rime sparse" nyomán, és frasi ritrovate azért, mert talán egy ilyen megtalált mondattal egy-egy régi-új vagy valamilyen emléket húzok elő, Tabucchi "hangok jönnek valahonnan, nem tudni honnan" nyomán. "Può succedere che il senso della vita di qualcuno sia quello, insensato, di cercare delle voci scomparse, e magari un giorno di crederle di trovarle, un giorno che non aspettava più, una sera che è stanco, e vecchio, e suona sotto la luna, e raccoglie tutte le voci che vengono dalla sabbia." (da Si sta facendo sempre più tardi)

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2010.08.26. 21:18 Gelso

/Könyvvásár/ Milena Agus: Szerelemkő 2.

Az írónőről ezt találtam: helyes szárd szépség.

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Milena_Agus

Genovában született, szárd szülők gyermekeként, Cagliariban él és olasz irodalmat-történelmet tanít egy technikumban. Első regénye a Mentre dorme il pescecane (Miközben a cápa alszik, Nottetempo, 2005) rövid idő alatt két kiadást is megélt, de a Mal di pietre Szerelemkő  könyve volt az, amely felfedte tehetségét a világ előtt. (5 nyelvre is lefordították). Megkapta a Strega díjat és a Stresa di Narrativa díjat. 2009 októberében szintén a Nottetempo Kiadó jelentette meg a "Túró grófnő" regényét. ("La contessa di ricotta")

Nata a Genova da genitori sardi, vive a Cagliari e insegna italiano e storia in un istituto tecnico. Il suo primo romanzo, Mentre dorme il pescecane (Nottetempo, 2005) ha avuto due ristampe in pochi mesi ma è stato Mal di pietre il libro che l'ha rivelata nel mondo intero (tradotto in cinque lingue, in testa delle classifiche in Francia). Questo romanzo è stato finalista al premio Strega al premio Campiello e al Premio Stresa di Narrativa. Nell'ottobre del 2009 ha pubblicato il romanzo "La contessa di ricotta" per Nottetempo.

Lei parla del colpo di scena:

https://www.youtube.com/watch?v=YnjizMTYUi4&feature=related

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Fő művei:  

  • Mentre dorme il pescecane, Nottetempo, 2005 - Miközben a cápa alszik

Egy tősgyökeres szárd család, a Sevilla Mendoza család történetét (apa, anya, lány, fiú, nagynéni és nagymama) meséli el a lányuk, aki történetesen egy perverz, nős férfibe szerelmes. Mindezek ellenére sok szó esik a szerelemről, a szexről, a halálról, az Istenről, akiről sehogyan sem lehet eldönteni, van vagy nincs; szeret vagy nem szeret; és az életről, amely valójában olyan, mint a cápa fogai között csücsülni, aki néha elalszik, na, és akkor, ha szerencséd van, sikerül is onnan kislisszolni ...

La storia di una famiglia, la famiglia Sevilla Mendoza, sarda "sin dal paleolitico superiore", padre, madre, figlio, figlia, zia e nonna. Chi narra è la figlia che ama un uomo sposato dai gusti perversi, ma di amore si parla molto, e si parla molto di sesso, e di morte, e di Dio, di cui non si riesce mai a decidere se c'è o non c'è, se vuole o non vuole, e della vita, che è come stare in bocca a un pescecane, che a volte si addormenta, e allora, se hai fortuna, riesci a sgusciarne fuori.

  • Mal di pietre, Nottetempo, 2006 - Szerelemkő

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Rara intervista video a Milena Agus autrice di "Mal di pietre", caso letterario del 2007 Editore: Nottetempo ... mal di pietre ferdinando ...
yt.www.translation.enableTranslate("s3UOSUjj8tk", "it", "en", "it", 0)
by RibelleWeb 2 years ago 1,468 views
 
  • Perché scrivere, Nottetempo, 2007 - Miért is írok?

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Intervista alla scrittrice Milena Agus che parla del perchè scrivere.
 

Itt nem pont magáról a regényéről, hanem magáról az írásról, annak fontosságáról beszél, nagyon szimpatikus írónő...

http://www.ibs.it/code/9788874521326/agus-milena/perche-scrivere.html

Egy Frankfurtban tartott irodalmi témával kapcsolatos szimpóziumra az írónő írt egy szöveget amelyben elmondja, hogyan kezdett el írni, mit jelent számára az írás.

In occasione di un simposio sulle "Nuove Tendenze Letterarie in Sardegna", tenuto a Francoforte ai primi di maggio, Milena Agus ha scritto un testo in cui spiega come ha cominciato a scrivere e che cos'è per lei la scrittura. Quest'autrice così ritrosa, rivela qualcuno dei suoi segreti. Scrivere era un sogno di quando, bambina, soffriva di "impaccio motorio", cioè non sapeva fare niente di quel che facevano gli altri, e sperava di "rifarsi" con la scrittura. Scrive di nascosto, come se si vergognasse, cose vere e cose inventate, così mescolate che neppure lei le distingue più, e sta come un equilibrista sul filo sottile della finzione. Scrivere è la tana che si porta dietro. "Scrivo come mangio: mi abbuffo e poi mi pento che nel piatto non sia rimasto nulla". Parla del suo incontro con l'editore, con gli altri scrittori sardi, e poi della Sardegna "isola-grotta-tana", "la Sardegna di cui so ha un desiderio struggente e nella quale quanto si è partiti si vuole ostinatamente tornare".

Non c'è che fare, Milena Agus è simpatica. Si parla molto di lei, di lei vincitrice morale del premio Strega (i cui veri vincitori risultano quasi sempre vincitori "immorali"), di lei scippata del Campiello dalla guizzante figurina di Mariolina Venezia, di lei comunque ai primi posti delle classifiche di vendita, di lei nella "Pléiade"della nuova narrativa sarda, di lei geniale e modesta, al contrario di tanti mediocri immodesti che girano. Insomma, Milena triumphans, e buon per lei e per i lettori.
Un nuovo librino, nella meritevole collana dei "Sassi" dell'editore nottetempo, ci introduce ad aspetti privati e quasi intimi della scrittrice genovese "naturalizzata" sarda. Intendiamoci, si parla di intimità letterarie e non certo di dessous pettegolo in forma autoptica, quale altri scrittori a viscere aperte amano praticare. Anzi, non solo la discrezione di Agus è più che signorile, ma precisamente l'understatement è per lei d'obbligo: "Non sono giovane e penso anche di non essere una scrittrice", dice di sé ad apertura. Non che non le crediamo, tutt'altro. Pensiamo che Agus sia spontanea nel suo delicato gesto autoironico, e per questo tanto più cordiale. Ci dice che scrive "per il gusto di farlo", che "scrivere è la tana che si porta sempre dentro", e ancora: "Scrivo come mangio: mi abbuffo e poi mi pento che nel piatto non sia rimasto nulla". Tutto questo sa di leve ingenuità, e quindi un malizioso sospetterebbe una posa, una mascheratura per captare la benevolenza del lettore medio che odia i superbi, ma io non sono per nulla malizioso (peggio per me) e mi sento di prendere alla lettera tanta fede nella comunicazione immediata.
Un punto di ulteriore consapevolezza letteraria è però segnato da Agus quando designa la propria narrativa tragicomica perché tragicomico è il mondo, come direbbe qualcuno. Non usa proprio il termine tecnico "tragicomico", di lontana origine cinque-secentesca, alla sorgente del moderno. Ma ci dice chiaramente che una storia è per lei riuscita quando fa piangere e ridere il lettore. Storie "comiche e miserevoli" sono dunque quelle giuste, in quanto "misera e meravigliosa" è la vita. Il tragico e il comico mescolati, raccomandava Lope De Vega, e avrebbe potuto associarsi anche Shakespeare; arriviamo poi su questa falsariga sino ai nostri Pirandello, Kafka, Beckett. Ecco che Milena Agus coglie un asse portante della letteratura moderna, esprimendosi con la chiarezza dell'acqua che scorre, e questo – ripeto, a chi non è malizioso – non può che piacere.
Il "Sasso" ci dice altre cose di lei, che ad esempio ama la vita ritirata e non ha interesse per il successo e per i soldi. Continuiamo testardamente a crederle. E così, nelle pagine dedicate ai narratori sardi da Deledda a Niffoi, come si fa a non convenire sul fatto che "la Sardegna è bellissima e mantiene, nonostante gli orrendi villaggi turistici e il chiasso estivo, una selvatichezza e un mistero" ecc.?
Un ultimo punto ci preme. Milena Agus è professoressa di scuola, e le ultime pagine del libretto in questione riguardano un nodo delicato: il ruolo autentico di un insegnante. Per lei tutto sta nel riuscire a comunicare una grande passione ai giovani, spesso "persi nel grigiore di piccole passioni", e una scrittrice come lei che per la letteratura nutre eccome una grande passione può praticare questa sostanziale didattica del profondo. Sarà per questo che tanti nostri scrittori oggi lavorano nella scuola e spesso scrivono di scuola? Il fenomeno, come ben si sa, è macroscopico. Dunque il cortocircuito dare-avere che lo scrittore-insegnante vive in prima persona è quello giusto? La risposta a chi ne sa di più.
  Roberto Gigliucci

  • Il vicino, Tiligù, 2008 - A szomszéd

"Ogni racconto di un autore può essere visto come una lente attraverso cui guardare il suo mondo poetico, un assaggio dettagliato di temi che passano poi nelle opere maggiori, una prova a scatto rispetto alla campestre dei romanzi. È così anche nel caso della scrittrice sarda Milena Agus, che in "Il vicino", il Corto di carta scritto per il «Corriere della Sera», regala ai lettori un angolo di quotidianità assolato animato da una vena di amore surreale. Una donna con un figlio incontra il vicino «bellissimo» che abita nella casa oltre il muro, a due passi da lei, un incontro casuale, tornando da una passeggiata, che diventa ricorrente, come capita spesso uscendo di casa e incrociando persone che si vedono sempre senza conoscerle, ma ecco che la protagonista, con la forza che hanno i personaggi delle storie, «fermava il passeggino e lo fissava senza ritegno». Un gesto indubbiamente deciso, ma la femminilità dei personaggi della Agus, dalla nonna protagonista di "Mal di pietre" con cui l' autrice ha raggiunto il grande pubblico, alla madame che distribuisce silenzio e magia per difendere il suo terreno dalle multinazionali nel recente "Ali di babbo" - entrambi pubblicati da Nottetempo -, non è mai semplice e ha sempre accenti inusuali. Tra la donna, abbandonata dal compagno, e il vicino, anche lui con un giovane figlio da custodire nelle vacanze spedito dalla prima moglie, nasce un intreccio a quattro: i due bambini che si cercano nei giochi, gli adulti che si intrecciano nella passione. Di mezzo, il muro che divide le due case: un confine che il figlio del vicino scavalca giorno dopo giorno per guardare il piccolo «mutino» silenzioso della donna, fino a una notte in cui lei trova il vicino «a cavalcioni sul muro, nello spazio senza i cocci di bottiglia, che era diventato sempre più grande per quel va e vieni». Caduti i frammenti di difesa, i vetri infilati sul colmo del muro, la storia prende un altro passo. Il caso e il desiderio, sono i due poli che toccano e cambiano la vita della protagonista, ma quanto contano nella vita, quanto nella finzione? «Forse nella vita il desiderio conta più del caso - racconta Milena Agus -. Da un po' di tempo scrivo storie a lieto fine, un po' perché mi fanno bene mentre le scrivo, una specie di massaggio cardiaco, un po' perché mi sono accorta che a volte la fantasia influenza la realtà e immaginando qualcosa che si desidera, magari proprio anche nei minimi particolari, ci si comporta già come se quella situazione fosse possibile e magari il proprio comportamento è capace di influenzare gli eventi»".

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/Libri/grubrica.asp?ID_blog=54&ID_articolo=1008&ID_sezione=81&sezione=

 

 

Milena Agus: scrivo come mangio
 
 
  
 
La rivelazione dell’ultima stagione letteraria spiega i moventi della sua passione
MILENA AGUS
Mi interrogano spesso sulla mia «esperienza di giovane scrittrice». Devo subito chiarire l’equivoco: non sono giovane e penso anche di non essere una scrittrice.

Però, ho bisogno di scrivere e non riesco a guardare il mondo se non allo stesso modo di quando giovane lo ero davvero.

Secondo me ci sono gli scrittori veri e quelli che scrivono, e l’appellativo di scrittore bisogna meritarselo. Allo stesso modo in cui non diremmo mai che uno è un cuoco soltanto perché ci ha preparato due o tre buone cene, così, per essere scrittori, due o tre libri non bastano. Per questo mi sento «una che scrive» e il termine «scrittrice» mi fa paura e per adesso lo rifiuto.

Ma l’idea di diventarlo era un sogno, sin da bambina. Sognavo di diventare addirittura una «grande scrittrice». Ma era l’idea di stupire che mi piaceva. Mi sarebbe andato bene anche mettermi improvvisamente a cantare un’opera lirica da soprano, o parlare le lingue, o suonare con il violino le danze ungheresi di Brahms, o diventare un bravo capitano di barche a vela. E insomma, mi sarebbe bastato far capire che si sbagliavano sul mio conto, quando si intestardivano con gli elenchi delle cose che non sapevo fare, perché fin da bambina soffrivo di «impaccio motorio». E anche adesso, qualunque cosa io faccia, mi sembra di non essere per niente adatta a quella cosa. Insegno Italiano e Storia in un Istituto superiore e spesso torno a casa triste, con la sensazione di non aver insegnato nel modo giusto, di non aver avuto risultati e di non essere stata utile agli alunni e per tutto questo mi disprezzo.

Invece, se scrivo, problemi non me ne metto. Lo faccio per il gusto di farlo. Anzi, scrivo in segreto, con il rimorso di rubare tempo alla realtà. Se mi viene il formicolio al cervello e devo scrivere e qualcuno mi invita a uscire, mi guardo bene dal dire la verità, ma tiro fuori infinite scuse: pile di panni da stirare, compiti degli alunni da correggere e cose del genere.

Inoltre ho scoperto che la scrittura, al contrario della musica e delle lingue e della scuola e della destrezza e delle altre cose, riscatta, e in un modo tutto particolare. Per esempio, una persona che nessuno ama nella realtà puoi farla amare tantissimo se la trasformi in un personaggio. Così ho scritto di gente non amata e sfortunata, e ho sperato che avesse fortuna e amore almeno presso i lettori. Nel meraviglioso mondo dell’immaginazione. Ma non si tratta soltanto di fantasia. Ciò che racconto è in parte vero e in parte inventato, e le due cose si mescolano talmente che neppure io mi ricordo quel che ho inventato e quel che è reale e spesso mi capita di attribuire caratteristiche inventate alle persone e inizio a guardarle come personaggi e viceversa. Sto su una sottile linea di confine, come un equilibrista, come quando si fanno quei giochi scaramantici tipo: «Se riesco a camminare esattamente lungo questa fila di mattonelle...».

Non solo per questo mi piace scrivere. Scrivere è la tana che mi porto sempre dietro. Quando mi immagino dentro una situazione o in un posto di disagio, o in preda a una crisi di panico, penso che però potrei sempre tirar fuori il mio quaderno di appunti e rintanarmi nell’altro mondo, e là starei bene.

Ho sempre scritto. Sino a un certo punto cose d’amore, per lo più sdolcinate. Allora mi piacevano e ne traevo grande benessere e gioia. Adesso mi danno il voltastomaco, ma a quegli scritti voglio bene lo stesso, anche se ormai nauseanti, perché anche in quel tempo mi aiutavano a stare a mio agi

 

 



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di Camilla Soru, accompagnata dalle note della chitarra di Andrea Congia. ... Il Vicino Camilla Soru Andrea Congia Cagliari Teatro Civico Milena Agus ...
by palitrottu 1 year ago 279 views
 
 

 

 

  • Ali di babbo, Nottetempo, 2008 - Apu szárnyai

Nella smagliante Sardegna di Milena Agus, madame (così chiamata perché forse un giorno andrà in Francia) possiede un terreno sul mare assediato dagli speculatori. Ma madame, che è povera, non vende, e così facendo blocca i possibili affari delle famiglie vicine. Eppure i vicini non possono fare a meno di amarla, per la sua generosità e la sua candida resistenza. Questa storia, raccontata da una vicina quattordicenne, è comica e truculenta, fiabesca e vera. È anche la storia del nonno della narratrice, figura potente e silenziosa, il maggior alleato di madame. Ed è la storia di amori che vanno un po' storti e dei sacrifici propiziatori per farli stare in piedi. Madame crede nella magia e la distribuisce in modi personali e approssimativi allo scopo di rendere la gente più felice, perché "senza la magia la vita è solo un grande spavento".

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La scrittrice Milena Agus parla del suo libro "Ali di Babbo". Edizioni nottetempo
by edizioninottetempo 2 years ago 774 views
 
 
  • La contessa di ricotta, Nottetempo, 2009 - Ügyetlenke grófnő (a Túró grófnő - jajj, de bizarr cím lenne itthon...ui. az olasz cím arra az olasz frazeologizmusra utal, hogy ha le mani di ricotta - azaz: lyukas kezű, mindent kiejt a kezéből)

Tre sorelle occupano tre appartamenti di un palazzo nobiliare, un tempo tutto loro, nell'antico quartiere Castello di Cagliari. La maggiore, Noemi, sogna gli splendori perduti e tenta di ricostruirli con avarizia e puntiglio, mentre la seconda, Maddalena, sposata a Salvatore, sogna un figlio che non vuole venire, e l'ultima, detta "contessa di ricotta" perché ha le mani e il cuore di ricotta, sogna l'amore. È lei la sola ad avere un figlio, Carlino, indecifrabile terremoto e squisito pianista. Intorno alla famiglia e alle sue tenaci illusioni, ci sono personaggi più solidi, più concreti, ma non meno sfuggenti, perché, dopotutto, solo le illusioni non fuggono: la vecchia tata, l'ombroso vicino, il pastore Elias.

Díjai

  • Premio Junturas 2004, con Mal di pietre - 2004-ben a Junturas-díj (Szerelemkő)
  • Premio Relay («roman d'évasion») in Francia - Franciaországban a «roman d'évasion» Relay-díj
  • Premio Forte Village 2007 - 2007-ben a Forte Village-díj
  • Premio Campiello, selezione dei giurati 2007 - 2007-ben a Campiello-díj (zsűriválogatás)
  • Premio Santa Marinella 2007 - 2007-ben a Santa Marinella-díj
  • Premio Elsa Morante 2007 - 2007-ben a Elsa Morante-díj

http://www.muut.hu/kikotoihirek/002/index.html

...Mégsem ezt a nyertes alkotást szeretném e helyt bemutatni, hanem egyikét a venetói ötös fogatnak. Egy olyan regényre és szinte a teljes ismeretlenségből előbukkant írónőjére akarom inkább felhívni a figyelmet, aki egyidejűleg szerepelt a fentebb említett Strega díj jelöltjei között is. Ott a hatodik helyet kapta Milena AGUS. Középiskolai tanárnő civilben, történelmet tanít, eddig egyetlen regényt írt, Mentre dorme un pescecane (Miközben a cápa alszik) címmel, két éve jelent meg, de nem figyeltek fel rá. Az idei év hozta meg számára az elismerést és a Forte Village 2007 (az azonos nevű, szardíniai szállodalánc által alapított) díjat, amelyet Mal di pietre c. regényéért kapott. Egy nagyon kicsi, névtelen kiadó a Nottetempo nevét is ismertté tette AGUS, az irodalmi évad nagy meglepetése. A fájdalom kövei — így lehetne magyarra fordítani a regény címét, és valóban azok, mert vesekövekről van szó. Egy nagymamakorú asszony vesebetegségét gyógyíttatni utazik a „kontinensre”, azaz Szardínia szigetéről az olasz félszigetre. Itt, egy fürdőhelyen ismerkedik meg élete első és egyetlen szerelmével. Ha azt mondanám, ez egy szerelmi történet, igaz lenne, de több is annál. Egy asszony élettörténete és egy kicsit egy generáció története, amely a háború alatt volt fiatal, és utána próbálta megteremteni az ország és a saját egzisztenciáját, amely, hogy a regény egyik szereplőjének, az asszony lányának szavait idézzem: „megfizetett értünk”, hiszen „minden családban van valaki, aki előre megfizet a többiekért is.” Milena AGUS kritikusai nem is a cselekményt értékelik igazán, hanem az írásmódot, azt a nőies érzékenységet, amely érzelmessé teszi regényét, mégsem változtatja giccsé.
Hagyománytisztelet és modern, szociálisan érzékeny, fiatal írók friss alkotásai — talán így lehetne összegezni az elmúlt két hónap olaszországi irodalmi életét.
(Kaposy Napsugár)

http://www.paolomaccioni.it/wp/2006/05/page/2/

http://hetivalasz.hu/kultura/nagyanya-fekete-fuzete-18794/?cikk_ertekel=1&ertekeles=1

 

Nagyanya fekete füzete

Utolsó módosítás: 2009.12.01. - 11:26 Létrehozás: 2008.04.28. - 06:59 2008.04.28. - 06:59

Jó érzékkel választott a Helikon Kiadó, amikor úgy döntött, hogy az itthon ismeretlennek számító - olasz és francia nyelvterületen felettébb kedvelt - szardíniai írónő, Milena Agus könyvét magyarra fordíttatja.

A mű eredeti címe Mal di pietre, ami leginkább annyit tesz: fájdalomkő. De valójában többféle fájdalomról és kőről van itt szó: a történet hősnője ugyanis egyszerre szenved a vesekövek okozta kínoktól, és attól, hogy élete egyetlen célját, az igazi szerelmet csak pár röpke pillanatra élheti át. Akkor, amikor negyvenévesen szülővárosából, Cagliariból a kontinensre utazik, hogy kúráltassa magát, és a fürdővárosban találkozik a veterán, kiszolgált, féllábú katonával.

A nő történetét az unokája meséli. Nagyanyja verseket ír, jegyzeteket készít fekete fedelű füzetébe, furcsa viselkedésével, sikertelen öngyilkossági kísérleteivel rendre elriasztja kérőit, túl a harmincon még hajadon, ami a második világháború idején azt jelenti: vénlány. Ebből az állapotból és a szülői házból menekülendő, férjhez megy egy özvegyhez, akit nem szeret, és aki őt sem szereti, inkább nyilvánosházakba jár.

Egészen addig, amíg egy nap a nő ki nem szedi belőle az örömlányok szokásait. Onnantól kezdve, bár a szerelem továbbra is hiányzik, a férfi nem jár bordélyba, a korábban lányokra költött pénzt pedig inkább félreteszik, hogy a háborúban lerombolt otthont újjá építsék. A nő többször is megfogan, de beteg veséi miatt mindannyiszor elvetél, mígnem a fürdőkúra után kilenc hónappal megszületik a fia. A fiúból híres zongoraművész lesz; életét a zene tölti ki, s olyan - ugyancsak a saját családjától menekülő - feleséget kap, akinek a férje lesz az élete. Az ő gyerekük az unoka, a történet elbeszélője.

A civilben középiskolai tanár Agus különös érzékenységgel megírt, meglepő fordulattal lezárt vékonyka regénye több, mint a vágyott szerelem története. Egy nagy család nemzedékeken átívelő sorsa bontakozik ki, melynek meg nem nevezett tagjai joggal remélhetik, hogy több baj nem érheti őket a jövőben. Nagyanyjuk megfizetett már mindenért. Előre, helyettük is.

Milena Agus: Szerelemkő. Fordította: Balkó Ágnes. HELIKON KIADÓ, BUDAPEST, 2008. ÁRA: 1990 FT

 

 Balkó Ágnesről is még valamit - nagyon termékeny fordítónő...

 

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